Nella recente elaborazione del New Zealand Winegrowers Research Center, sono stati stimati 36.000 ettari vitati in Nuova Zelanda, di questi, 26.000 sono di uve bianche. È importante notare che 20.000 ettari producono esclusivamente Sauvignon Blanc, il vitigno principe della NZ, quindi dell’enologia neozelandese, visto che occupa uno straordinario 56% della produzione nazionale.
Se consideriamo i circa 800.000 ettari vitati dell’Italia, la Nuova Zelanda occuperebbe circa il 4,5% delle nostre superfici viticole. Eppure questo piccolo appezzamento, pari neanche alle vigne presenti unicamente in Abruzzo, esporta oggi in 90 paesi al mondo ed è sempre in un forte trend positivo sia di vendita che di reputazione. Qual è il suo segreto? E quindi, cosa ci insegna la Nuova Zelanda?
Senza dubbio due cose, la prima è la metodica commerciale, la seconda è come prendere un vitigno non suo e dargli una nuova veste organolettica rendendolo proprio. Perché il sistema Sauvignon NZ funziona, pure troppo direi, visto che è riuscito ad attirare importanti produttori mondiali soprattutto nella zona di Marlborough, regione quasi esclusivamente dedicata alla coltura di queste uve.
Un Sauvignon, quello neozelandese, dal corredo estremamente vegetale e fresco, coltivato in una zona del tutto nuova alla viticoltura (primi impianti di Vitis Vinifera nel 1973), imbottigliato con il tappo a vite, da bere entro la fine dell’anno, saporitissimo, leggero, verdognolo e senza uso del legno. Questo risultato in Europa sarebbe stato una sfida per pochissimi, solo il sangue Maori ha potuto cogliere questa scommessa con tale dignità. Pur ispirandosi a una viticoltura europea, è importante comprendere come la Nuova Zelanda abbia dato una nuova faccia al Sauvignon, imprigionato per troppi anni in un’obsoleta matrice francese.
Attraverso questo sapore, quello di un nuovo Sauvignon per il mondo, la Nuova Zelanda si aggiudica il terzo posto per valore di esportazioni negli Stati Uniti, il mercato più competitivo per i vini di qualità. Dopo l’Italia, prima con 2,6 miliardi di dollari di esportazioni, e la Francia, seconda con 2,47 miliardi di dollari (sempe in testa per ovvie ragioni) ci sono poi i 579 milioni di dollari della Nuova Zelanda seguiti dai 558 milioni dell’Australia. Dobbiamo sapere però che a fronte di questa piccola differenza, l’Australia esporta in America circa 20 milioni di casse di vino, mentre la Nuova Zelanda solo (si fa per dire) 7,5 milioni di casse. Questo sorpasso nei confronti dell’Australia è recente, solo da tre anni, e secondo le previsioni il distacco sarà ancora più ampio.