Se vi piace il vino e volete approfondire, ecco qui dieci tipologie di vino che non potete perdervi per comprendere meglio il vino nel suo insieme.
- Vinho Verde (Portogallo)
Una tipologia di vino prodotta nel nord del Portogallo, l’accezione “verde” tende a indicare un vino giovane e fatto di poco. Molto beverino, amabile e leggermente frizzante, è importante berlo perché la sua esistenza si basa su un bere viscerale, semplice, non d’intelletto. Aperitivo strepitoso con le alici. Ve lo ricordate il Lancers?
- Vini della regione di Kakheti (Georgia)
Assaggiare un orange wine georgiano è come cadere dalla bicicletta per la prima volta. È importante avere un legame gustativo con gli albori dell’enologia e qui se ne può ancora cogliere l’essenza. I vini georgiani vengono prodotti tuttora secondo i metodi ancestrali di vinificazione e sono dotati di un carico culturale enorme. Non aspettatevi vinelli semplici.
- Riesling del Rheingau (Germania)
I puristi affermano che solo in Germania si può produrre un vero Riesling; uva che solo qui riesce a maturare alla perfezione; nelle pendenze del Rheingau, sulle sponde del Reno. Il Riesling infatti ha bisogno di freddo e sole, qui si riesce ad apprezzare tutta la ferocia con cui il TDN (trimetil diidronaftalene), il caratteristico odore di benzina, può manifestarsi in un vino fino a sfiorarne l’inaccettabilità. Il Riesling tedesco trova la sua fortuna nella piccola era glaciale, che ha avuto forti effetti sociali sulle sorti del Nord-Europa. Per i curiosissimi: il “Minimo di Maunder” per capire perché il Riesling ama la Germania.
- Pinot Nero di Borgogna (Francia)
È difficile scrivere qualcosa che non sia già stato scritto sul Pinot nero o sulla Borgogna, ma non si può non assaggiare il vino che custodisce il concetto di come la terra e il clima possano cambiare le sorti del gusto. Prodotto letteralmente nei garage in tirature limitatissime, Il pinot nero trova da sempre qui un ambiente amico per la sua maturazione, da non perdere proprio perché nel suo esame si apprende il concetto di terra, di annata, di uva.
- Amarone di Valpolicella (Italia)
Probabilmente il vino più costruito e artefatto d’Italia, quindi, del mondo. Ogni volta che si beve un Amarone bisognerebbe fare lo sforzo di individuare dove finisce il vino e quando comincia il prodotto. Il gusto e la profondità sono tali che attraverso l’Amarone si può comprendere quanto siano importanti le sue complesse operazioni di cantina; assimilandole, arricchendosi.
- Sauvignon della zona di Marlborough (Nuova Zelanda)
Un Sauvignon dal corredo estremamente vegetale e fresco, coltivato in una zona del tutto nuova alla viticoltura (primi impianti di Vitis Vinifera nel 1973), imbottigliato con il tappo a vite, da bere entro la fine dell’anno, saporitissimo, leggero, verdognolo e senza uso del legno; è una sfida per pochissimi. Pur ispirandosi a una viticoltura europea, è importante comprendere come la Nuova Zelanda abbia dato una nuova faccia al Sauvignon, imprigionato per troppi anni in un’obsoleta matrice francese. Benvenuto nuovo mondo.
- Champagne de l’Aube (Côte des Bar – Francia)
Comprendere la storia e l’esistenza oggi de l’Aube, regione non-regione della Champagne, aiuta a comprendere tutta l’identità e l’evoluzione di un terriotorio, quello di Champagne, fatto di leggi e tradizioni legato più al commercio che alla storia d’Europa. Lo champagne va studiato per poterne godere davvero appieno e l’Aube offre l’inizio di un percorso circolare, dove vi ritroverete nuovamente una volta approfondito il tutto.
- Gewurztraminer dell’altopiano del Golan (Israele)
Oltre ad essere uno spunto importante per incuriosirsi meglio sulla situazione dei conflitti arabo-israeliani, la viticultura dell’altopiano del Golan (territorio annesso dopo la guerra dei sei giorni e tutt’ora rivendicato dalla Siria), consegna dei vini eccezionali, soprattutto gli iper-aromatici a bacca bianca. Il Gewurztraminer israeliano, oltre a essere un’espressione massima del gusto del gewurz, fa riflettere sul controverso e complicato tema che il vino porta spesso con se, quello della civiltà e dei legami fra i popoli.
- Marsala (Italia)
Non è per esser stata la prima doc d’Italia, ma perché attraverso il Marsala si riesce a comprendere la storia del commercio europeo ottocentesco, importantissimo per avere un’idea chiara sui gusti che si avevano e si hanno nei diversi luoghi del mondo. Il Marsala deve la sua fortuna all’Inghilterra e poiché gran parte del successo dei vini del mondo è affidato ai britannici è proprio attraverso il gusto ossidato, nota principale di ogni Marsala, che si può comprendere il gusto, la forma anglosassone, di un bere più ampio. Dalla sicilia rurale alla brexit in un sol sorso.
- Vino e gassosa
Qualcuno potrà scandalizzarsi, ma nel vino, come nella vita, ci sono delle regole. Ed è proprio per questo che nel vino, come nella vita, a volte bisogna infrangere le regole.